C’era una volta un re che aveva una figlia bellissima e gentile. La sua mamma era morta da tanto tempo, e il re si era risposato con una donna molto gelosa. La matrigna non sopportava che la principessa fosse amata dal re e iniziò a dire cose brutte su di lei.
“Maestà, vostra figlia è pigra, non vi ascolta e non si comporta come una vera principessa!” diceva la matrigna.
Il re, che voleva bene alla figlia, all’inizio non ci credeva, ma a forza di sentire queste bugie finì per convincersi. Così un giorno disse alla moglie: “Va bene, allontanala dal castello, ma voglio che sia trattata bene”.
La matrigna la mandò a vivere in un castello nel bosco, con delle dame di compagnia. Ma queste dame, pagate dalla regina, non le badavano affatto. La povera principessa si sentiva molto sola. L’unica cosa che poteva fare era guardare fuori dalla finestra, dove vedeva solo alberi e il sentiero dei cacciatori. Ogni giorno rimaneva ore e ore affacciata sul freddo davanzale di pietra, e dovette usare un cuscino per non farsi male ai gomiti.
Un giorno, passando di lì, un giovane principe vestito di giallo la vide alla finestra. Lei era così bella che non poté fare a meno di sorriderle. La principessa ricambiò il sorriso e si fecero un inchino. Così fecero anche il giorno dopo, e quello dopo ancora. Ogni volta si scambiavano sorrisi, inchini e infine anche dei baci sulle punte delle dita.
Ma un giorno arrivò una vecchina misteriosa. “Ah, due innamorati così lontani! Poveretti!” disse ridacchiando.
“Se solo potessi avvicinarmi a lei!” sospirò il principe.
“Vi aiuterò io!” disse la vecchina, che in realtà era una fata buona. Bussò alle porte del castello e consegnò alle dame un grosso libro magico dicendo che era un regalo per la principessa. Quando la ragazza lo aprì, trovò scritto:
“Se giri le pagine in avanti, l’uomo diventa un uccello. Se le giri all’indietro, l’uccello torna uomo”.
Curiosa, la principessa girò le pagine in avanti e subito il principe si trasformò in un bellissimo canarino giallo. Il piccolo uccellino volò fino alla sua finestra, si posò sul davanzale e lei lo prese tra le mani.
“Oh, che meraviglia!” esclamò.
Poi girò le pagine all’indietro e il canarino tornò ad essere il giovane principe. Si guardarono negli occhi e dissero nello stesso momento: “Io ti amo!”.
Ogni giorno il principe si trasformava in canarino per volare fino alla sua amata e poi tornava uomo per stare con lei. Erano felici così.
Ma un giorno la matrigna andò a farle visita. “Stai bene, piccina? Non ti manca nulla?” chiese con un finto sorriso. Poi si accorse che fuori dalla finestra c’era un giovane vestito di giallo in attesa, così intuì che la principessa stesse avendo rapporti con quel giovane. Con una scusa la regina la mandò a prendere un bicchiere d’acqua e, mentre la principessa era via un momento, tolse degli spilloni dai capelli e li nascose bene nel cuscino alla finestra e se ne andò.
Finalmente il principe volò come canarino, ma quando si posò sul cuscino, si ferì con gli spilloni!
“Pio! Pio!” gridò di dolore, con le piume macchiate di sangue. Con fatica volò giù nel bosco e la principessa, disperata, girò subito le pagine per farlo tornare uomo. Ma il principe era gravemente ferito e i cacciatori che passavano di lì, lo portarono subito via per curarlo.
Il tempo passava, ma il principe non guariva. La principessa voleva aiutarlo, così di notte fece una lunga fune con le lenzuola e scese dalla torre. Camminando nel bosco si stancò, si nascose in una vecchia quercia con un buco e si addormentò.
Ma è lì che sentì delle fate che si erano riunite in cerchio attorno a un antico albero incantato. Si sedettero attorno al fuoco e cominciarono a raccontarsi le meraviglie che avevano visto nel mondo:
“Io ho visto il Sultano d’Oriente ricevere in dono un tappeto volante ricamato con fili d’oro!” disse una fata dalle ali color zaffiro.
“Io ho visto l’Imperatore del regno di Smeraldo farsi intrecciare una barba così lunga che servono dieci servitori per pettinarla!” esclamò un’altra, ridacchiando.
“Io ho visto il Re delle Montagne innevate domare un drago con un semplice fischio!” aggiunse una terza, con gli occhi che brillavano di emozione.
A quel punto, una fata anziana, con capelli intrecciati di fili d’argento, parlò con voce misteriosa:
“Io ho visto il Re di questo regno disperato per suo figlio ammalato. Nessuno sa come curarlo, ma io sì.”
Tutte le fate si voltarono di scatto verso di lei. “E qual è la cura?” chiesero in coro.
La fata sorrise con aria enigmatica. “Nella stanza del principe c’è una piastrella che si muove quando la sfiori con il piede. Sotto quella piastrella è nascosta un’ampolla magica. Dentro c’è un unguento fatato che guarirebbe tutte le sue ferite.”
Dall’interno della quercia, la principessa ascoltava con il cuore che le batteva all’impazzata. Aveva trovato la risposta che cercava! Per poco non lanciò un grido di gioia, ma si morse un dito per non farsi scoprire.
Si fece mattina, e la principessa corse subito al palazzo del principe. Si travestì da medico e riuscì a entrare. Cercò la piastrella traballante, trovò l’ampolla con l’unguento e lo mise sulle ferite del principe. Subito il giovane guarì, ma stanco, riposò ancora qualche giorno.
“Oh, dottore! Cosa posso darti in cambio?” chiese il re, padre del principe.
“Voglio solo lo scudo, la bandiera e il giubbetto insanguinato del principe” disse la principessa, ancora travestita da medico.
Il re, stranito dalla strana richiesta, glieli diede senza fiatare e lei tornò alla torre, felice di aver salvato il suo amato.
Ma quando il principe si riprese del tutto e tornò a caccia nel bosco, non guardò più verso la sua finestra della principessa. Credeva che fosse stata lei a fargli del male con gli spilloni!
La principessa non capì cosa stesse succedendo, allora prese il libro, lo sfogliò e lo fece trasformare in canarino. Volò, dalla principessa e quando lo riportò uomo, il principe si scostò e disse: “Lasciami stare! Tu mi hai tradito e provato ad uccidermi!”.
“No! Non sono stata io! È tutta colpa della matrigna cattiva!” gridò la principessa. “Io ti ho guarito!”
“Non è vero!” Disse il principe. “È stato un medico sconosciuto.”
Poi tirò fuori lo scudo, la bandiera e il giubbetto insanguinato. “Vedi? Sono stata io a salvarti, travestendomi da medico!”.
Il principe la guardò negli occhi. Capì che diceva la verità e subito la strinse forte a sé. “Perdonami! Ti amo più di prima!”
Il principe chiese al padre di sposarla. “Ma è solo una ragazza del bosco!” disse il re.
“No! Lei è la donna che mi ha salvato la vita!” rispose il principe.
Quando il padre della principessa venne alle nozze, scoprì che la sposa era sua figlia, che successivamente gli spiegò quello che aveva fatto la matrigna, pentendosi di aver creduto alla matrigna.
Da quel giorno la principessa e il principe vissero felici e contenti. E la matrigna? Fu cacciata dal regno e nessuno la vide mai più!
Morale della storia
La verità viene sempre a galla e l’amore sincero vince su ogni inganno!
Nota: tratta dalla fiaba originale “Il Principe canarino (Torino)” di Italo Calvino