Un uomo possedeva due cani: uno lo aveva addestrato per la caccia, l’altro per fare la guardia alla casa. Ogni volta che il cane da caccia tornava da una battuta portando una preda, il padrone divideva il bottino, dando una parte anche al cane da guardia. Con il passare del tempo, il cane da caccia iniziò a sentirsi frustrato: “Io mi affatico nei campi a cacciare, mentre tu stai qui tranquillo e ti godi le mie fatiche senza fare nulla!”
Il cane da guardia, con calma, rispose: “Non prendertela con me, ma con il nostro padrone. È lui che mi ha addestrato a fare la guardia e non a cacciare. Se mi fosse stato insegnato diversamente, avrei potuto lavorare al tuo fianco nei campi. Così come io non ho scelto il mio ruolo, nemmeno tu hai scelto il tuo. Quindi, invece di biasimare me, forse dovresti riflettere sulle scelte di chi ci guida.”
Il cane da caccia, ascoltando queste parole, capì che non aveva senso continuare a lamentarsi del suo compagno. Riconobbe che entrambi stavano svolgendo i compiti per i quali erano stati addestrati, e che il loro padrone era l’unico responsabile di quella divisione dei ruoli.
Morale
La morale di questa storia è che, così come tra i cani non è giusto incolpare chi gode dei risultati del lavoro altrui, anche tra i bambini non si possono biasimare i pigri, quando sono i genitori stessi a non spronarli a sviluppare impegno e dedizione.