C’era una volta, in un bosco fitto e avvolto dalla nebbia, una strega chiamata Garbuglia. La sua piccola casa era un rudere traballante, con il tetto fatto di rami secchi e le finestre che scricchiolavano come ossa antiche. Garbuglia non era la strega più brava della foresta: ogni magia che provava a fare, finiva quasi sempre male e le sue pozioni… beh, nessuno osava provarle, per timore di finire con sei zampe o peli verdi dappertutto.
Un giorno, la Strega Garbuglia guardandosi allo specchio, decise di provare a fare una Pozione di Bellezza. Aveva sentito dire che, mescolando gli ingredienti giusti, avrebbe potuto avere capelli lucenti come la seta, pelle morbida come una pesca e magari… un naso un po’ meno storto! Così si mise a raccogliere gli ingredienti più rari e strani: peli di ragno, caccole di pipistrello, unghie di armadillo, e persino qualche alga viscosa dallo stagno vicino.
Ma proprio accanto a quello stagno viveva un orco antipatico e solitario. Si chiamava Bozo, aveva la pelle verde e rugosa, un vocione cavernoso, e un cuore gelido… almeno così sembrava, e odiava chiunque si avvicinasse alla sua tana, e meno di tutti sopportava Garbuglia e le sue strane pozioni, che puzzavano come calderoni marci.
Quando la vide vicino allo stagno, mentre stava per chinarsi a raccogliere le alghe, Bozo ruggì: “Ehi tu, strega! Vattene dal mio stagno! Non voglio altre pozioni puzzolenti vicino alla mia casa!”.
Garbuglia però non si lasciò intimidire e, mettendosi il calderone in testa come elmetto, replicò: “Zitto, orco maleducato! Questa pozione cambierà la mia vita!”. E si diresse velocemente a casa.
Una volta tornata, la Strega Garbuglia si mise all’opera. Seguì la ricetta alla lettera, recitando: “ peli di ragno, caccole di pipistrello, unghie di armadillo e alghe vischiose…”.
“Mi serve solo un po’ di ortica, un pizzico di muffa stantia, e il gioco è fatto!” disse con entusiasmo, rovistando tra le erbe e i barattoli pieni di ingredienti polverosi. “Ah, questa volta la pozione riuscirà!”
Ma proprio mentre mescolava, si accorse che aveva dimenticato le dosi. “Oh, pazienza! Ne metterò un po’ a caso.” Mescolò e mescolò, finché la pozione non cominciò a borbottare e cambiare colore. Tuttavia, quando provò a usarla… BUM! Uno scoppio improvviso riempì la sua casa di fumo, lasciando Garbuglia con i capelli arruffati e la faccia coperta di fuliggine.
Dall’altra parte dello stagno, l’orco Bozo, udì l’esplosione e borbottò: “Ma cosa starà combinando quella vecchia strega?” Poi incuriosito, andò a spiarla di nascosto.
Garbuglia non si arrese e provò di nuovo: raccolse nuove ingredienti, recitò una formula magica (sbagliata) e… SPLASH! La pozione si rovesciò su di lei trasformandola in una pianta di ortiche per qualche minuto! L’orco, che la osservava da lontano, non resistette più e rise così forte che la strega lo sentì.
“Chi è là?” gridò Garbuglia, guardandosi intorno.
L’orco si avvicinò, ghignando. “Sono io, Bozo! Sei davvero una frana con le pozioni, eh?”
La strega non si diede per vinta. Prese un nuovo calderone e provò una seconda volta, aggiungendo corna di lumaca invece dei peli di ragno (li aveva confusi!). Il liquido nel calderone cominciò a borbottare, e questa volta uscì un getto di bolle puzzolenti che riempì tutta la casa. Garbuglia tossì e si guardò allo specchio: aveva la pelle blu come uno spaventapasseri ammuffito!
Frustrata, decise di provare ancora una volta, aggiungendo ogni ingrediente rimasto nel suo scaffale. Mescolò tutto e, prima di berlo, disse: “Questa volta funzionerà, ne sono sicura!”. Bevve un sorso e… PUF!
In un istante, la sua pelle divenne coperta di piume e un grosso becco spuntò al posto del naso. Garbuglia aveva l’aspetto di un grosso corvo malandato!
Bozo, che ormai si era appassionato nel vederla sperimentare si avvicinò alla finestra e da fuori le gridò ridendo a crepapelle:“Ah, ah! Non sei bella, ma sei sicuramente… divertente!” Garbuglia, si guardò di colpo allo specchio, e scoppiò a ridere anche lei, fino a cadere per terra.
L’orco divertito e un pò stanco di sentire esplosioni e odori pestilenziali, disse alla strega: “ Senti Garbuglia, che ne pensi se ti dò una mano a cercare gli ingredienti giusti per la tua pozione, io conosco molto bene la palude, magari insieme riusciamo a non fare disastri!”
I due, provarono e riprovarono per giorni e settimane. Bozo suggerì di aggiungere un soffio di muschio della palude e un pizzico di cenere di pietra. Garbuglia ci mise due zampe di lucertola e un tocco di miele per addolcire l’odore. Ma, ogni volta, la pozione scoppiava, diventava verde brillante, o faceva un fumo violetto. Nonostante i continui fallimenti, Bozo e Garbuglia ridevano a ogni esplosione.
Col passare del tempo Bozo si rese conto di provare una strana emozione: la risata di Garbuglia, la sua tenacia e il suo entusiasmo lo rendevano felice. A poco a poco, cominciò a trovarla affascinante, oltre che divertente, anche con i suoi pasticci e il suo cappello storto.
Un giorno, mentre Garbuglia rideva per l’ennesimo fiasco, Bozo si accorse che non riusciva più a trattenere i suoi sentimenti.“Garbuglia,” disse timidamente, “per me sei già bella così, con tutte le tue stranezze. Non hai bisogno di una pozione per essere speciale.”
La strega si fermò, sorpresa. Mai nessuno le aveva detto una cosa simile, e il cuore le si scaldò. Sorrise a Bozo, capendo che forse la bellezza non stava nelle pozioni, ma nei momenti condivisi.
molto carina, bravissima 😀