La vigilia del capo d’anno
C’era una volta una bambina di nome Luisa, che viveva in una piccola città fredda e nevosa. La sera di San Silvestro, la notte più fredda dell’anno, Luisa si ritrovò camminare per le strade gelide, senza un cappello e con i piedi nudi. Quando uscì di casa aveva calzato delle scarpe molto grandi, appartenute a sua madre, purtroppo, erano così larghe e rovinate che, attraversando di fretta la strada per evitare due carrozze, una delle scarpe le era scivolata via, e un bambino dispettoso che passò di lì l’aveva subito raccolta pensando di usarla come culla per il suo primo figlio. Così, Luisa, rimase con un solo piede coperto ma, ben presto, perse anche l’altra scarpa, lasciandola con i piedi scalzi e congelati.
La piccola continuò a camminare per le strade, stringendo in mano un pacchetto di fiammiferi. Quel giorno aveva provato a venderli, ma nessuno li aveva comprati, nemmeno uno, e non aveva guadagnato neanche una moneta. I morsi della fame la tormentavamo, i profumi e odori delle tavole imbandite peggiorarono la situazione, mentre il freddo le colorava i piedi e le mani di un rosso violaceo. La neve si posava sui suoi lunghi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle, ma ciò non la distraeva, poiché troppo impegnata a cercare un modo per scaldarsi.
Finalmente trovò un angolino tra due case, dove una delle pareti sporgeva leggermente verso la strada. Si sedette lì, rannicchiandosi e avvolgendo le braccia attorno alle ginocchia per tenersi calda. Era troppo spaventata per tornare a casa senza aver venduto un solo fiammifero; suo padre si sarebbe arrabbiato molto e, inoltre, anche la loro casa era fredda. Vivevano sotto una tettoia, dove il vento gelido entrava dalle fessure riparate malamente con paglia e vecchi stracci.
I fiammiferi della speranza
Le mani di Luisa erano quasi paralizzate dal freddo e così pensò che un fiammifero le avrebbe dato un po’ di sollievo. Decisa, estrasse un fiammifero dalla scatola e lo sfregò sul muro. Trracc! Il fiammifero si accese e subito una fiamma calda e brillante illuminò l’aria intorno a lei. Luisa immaginò di essere seduta davanti a una grande stufa di ferro, con borchie lucenti e un coperchio d’ottone. La fiamma sembrava riscaldarla davvero, tanto che si spinse più vicino, cercando di riscaldare anche le gambe, ma in un istante la fiamma si spense, e la stufa svanì. Luisa si ritrovò di nuovo nell’oscurità fredda, con il fiammifero ormai consumato tra le dita.
Senza perdersi d’animo, accese un altro fiammifero. Questa volta, la luce illuminò il muro davanti a lei, rendendolo trasparente come un velo. Dall’altra parte del muro, Luisa vide una stanza bellissima, con una tavola apparecchiata con tovaglia bianca come la neve e porcellane splendenti. Al centro della tavola troneggiava un’oca arrosto, con mele cotte e prugne attorno. Sentì l’acquolina in bocca e, incredibilmente, l’oca sembrava prendere vita e dirigersi verso di lei, come se volesse offrirle un assaggio; tuttavia, proprio mentre stava per allungare la mano, la fiamma si spense e tutto scomparve.
Determinata a vivere ancora quel sogno di calore e abbondanza, Luisa accese un altro fiammifero. Questa volta si ritrovò davanti a un albero di Natale enorme e splendente, decorato con migliaia di luci colorate. Le figure sugli ornamenti sembravano guardarla e sorriderle, come se le dessero il benvenuto. Alzò le mani per toccare quelle luci scintillanti, ma la fiamma si spense e i piccoli lumicini dell’albero volarono via in alto, trasformandosi in stelle che brillavano nel cielo.
Il conforto nel ricordo della nonna
Proprio in quel momento una stella cadente attraversò il cielo scuro. “Qualcuno sta andando in cielo,” pensò Luisa, ricordando le parole della sua amata nonna – l’unica persona che le fosse mai stata vicina e che l’avesse amata sinceramente. La nonna le aveva raccontato che ogni volta che una stella cade, un’anima sale verso Dio.
Sperando di sentirsi ancora più vicina alla sua amata nonna, Luisa accese un altro fiammifero e, nel bagliore che illuminò la notte, vide proprio il volto dolce della sua nonna. Era radiosa, avvolta da una luce che la rendeva bella come non mai. Luisa esclamò felice:
“Oh, nonna, portami via con te! So che scomparirai appena il fiammifero si spegnerà, come la stufa calda, l’oca arrosto e l’albero di Natale.”
Presa dalla paura di rimanere sola, Luisa accese tutti i fiammiferi che le erano rimasti nella scatola. La luce era così forte che illuminava tutta la strada, e la figura della nonna divenne ancora più grande e maestosa. La nonna allargò le braccia e avvolse Luisa in un abbraccio caldo e amorevole, sollevandola da terra. Insieme, salirono verso l’alto, verso un mondo luminoso e meraviglioso dove non esisteva più il freddo, la fame, o la tristezza. Salirono sempre più in alto, fino a scomparire nella luce divina.
Al mattino, quando il sole della nuova alba rischiarò la città, qualcuno trovò Luisa nell’angolo tra le due case. Aveva le guance rosse e un sorriso sereno sul viso, ma era ormai senza vita, con le scatole di fiammiferi vuote accanto a sé. “Ha cercato di scaldarsi…” mormorarono i passanti, scuotendo la testa.
Ma nessuno sapeva le meraviglie che aveva visto, e nessuno sapeva che Luisa, tra le braccia di sua nonna, aveva trovato la felicità in un luogo dove non esistevano più né fame né freddo.
Morale
Anche nei momenti più bui e difficili, la speranza e l’amore possono portare conforto e calore. Non dobbiamo mai dimenticare di essere gentili con chi è meno fortunato, poiché un piccolo gesto d’amore può fare la differenza nella vita di chi soffre.
Nota: la fiaba è tratta dalla originale traduzione di Maria Pezzè Pascolato “La piccina dei fiammiferi” (1903). Il nome Luisa, invece, è una dedica alla mia amata “Nonnina”.