Il gran Visir Abdul e la lezione di saggezza

Il gran visir Abdul verrà maltrattato da un popolano, e qualcuno denuncerà il colpevole pensando di ricavarne favori, ma...

C’era una volta in Persia un re poco amato, che aveva però come ministro il saggio visir Abdul. Abdul era noto per la sua bontà e il suo equilibrio, tanto che il popolo lo rispettava profondamente.

Un giorno, mentre attraversava la città a cavallo per recarsi dal re, trovò le strade piene di agitazione: il popolo stava per ribellarsi. Quando riconobbero il gran visir, la folla lo circondò, gridando accuse contro il governo del re. Un uomo più audace degli altri si avvicinò, afferrò il visir per la barba e lo tirò con forza.

La folla, tuttavia, dopo aver sfogato la propria rabbia, lo lasciò passare. Abdul raggiunse il palazzo reale e si inginocchiò davanti al re.

“Signore mio, il popolo è arrabbiato e affamato. Ti supplico di ascoltarli e di avere pietà. Inoltre, chiedo che non venga punito colui che oggi mi ha insultato. Non è la punizione che calma le tempeste, ma la saggezza.”

Il re, colpito dalla nobiltà del visir, acconsentì.

La mattina seguente, un bottegaio si presentò a casa di Abdul, pensando che questo incontro potesse portargli ricchezze e favori in futuro.

“Signor visir, sono venuto a denunciarti l’uomo che ti ha offeso ieri. Lo conosco: è mio amico e vicino di casa, Nahim. Ti prego, puniscilo!” disse il bottegaio con un ghigno di soddisfazione.

Abdul lo ringraziò e lo congedò. Poi mandò a chiamare Nahim. Quando l’uomo arrivò, tremava di paura e si gettò ai piedi del visir.

“Mio signore, perdonami! Ho sbagliato, ma ti prego, non punirmi!”

Abdul lo rialzò con gentilezza e disse:

“Nahim, non ti ho fatto chiamare per punirti, ma per dirti di non fidarti del tuo vicino, poiché non ha esitato a denunciarti per un proprio tornaconto. Stai attento e che Dio ti accompagni!”

Nahim, pieno di vergogna e gratitudine, lasciò il palazzo, promettendo di cambiare.

Morale

La vera saggezza non sta nel punire, ma nel perdonare e insegnare. E ricordati: non tutti coloro che ti sorridono sono tuoi amici.

Nota: tratto da un racconto di Tolstoj nella raccolta “I quattro libri di lettura”.

~Fine~
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