C’era una volta la contessa Maria Serbella, una donna severa e laboriosa che al mattino, al primo canto del gallo, svegliava le sue due domestiche, Lucia e Rosa.
“Lucia! Rosa! Alzatevi, c’è molto da fare!” ordinava la contessa appena il gallo cantava.
Le due domestiche, sfinite per il poco riposo, cominciarono a lamentarsi tra loro.
“Non ne posso più,” sbuffò Lucia, cercando di tenere gli occhi aperti.
“Nemmeno io,” sospirò Rosa. “Tutta colpa di quel maledetto gallo! Se non cantasse, la contessa ci lascerebbe dormire.”
Una sera, mentre Maria Serbella dormiva, Lucia ebbe un’idea.
“E se strozzassimo il gallo? Senza di lui, la contessa non saprebbe quando svegliarci.”
Rosa esitò, ma poi, sopraffatta dalla stanchezza, accettò. Quella notte, si avvicinarono al gallo e misero fine al suo canto per sempre.
“Finalmente dormiremo fino al mattino!” Sussurrò Lucia con un sorriso soddisfatto.
Ma il loro sollievo durò poco. Senza il canto del gallo, la contessa Maria Serbella perse il senso del tempo.
Infatti, la volta seguente, si svegliò nel buio più totale della notte, anticipando il suo solito orario.
“Lucia! Rosa! Alzatevi, è ora di lavorare!” gridò con voce decisa.
Le due domestiche si alzarono a fatica, ma presto si accorsero che era ancora notte fonda.
“Gli occhi mi bruciano,” si lamentò Rosa, inciampando su un mobile nella penombra.
“Abbiamo commesso un errore!” sussurrò Lucia, angosciata.
Ogni notte, la contessa continuava a svegliarle sempre più presto, e le due domestiche finirono per lavorare di più e riposare ancora meno.
Un giorno, Rosa, sfinita, disse: “Lucia, il nostro piano ci ha solo portato più guai. Forse avremmo dovuto accettare il canto del gallo.”
Lucia annuì, pentita. Ma ormai era troppo tardi per rimediare.
Morale
Talvolta, le soluzioni più veloci, e dettate dall’impulsività, possono peggiorare la situazione anziché migliorarla.
Nota: ispirata da “La vedova e le serve” di Esopo