Un giorno, una lepre dal pelo lucido e dalle lunghe zampe agili incontrò un riccio che avanzava tranquillo lungo un sentiero. La lepre, osservandolo, scoppiò a ridere e disse:
“Riccio, con quei tuoi piedi contorti e storti, non sei solo brutto, ma sicuramente anche lento!”
Il riccio, infastidito dall’insulto, rispose con calma: “Non sottovalutare i miei piedi, lepre. Potrebbero sorprenderti. Anzi, perché non facciamo una corsa per vedere chi è più veloce?”
La lepre rise ancora più forte. “Tu vuoi correre contro di me? Va bene! Dimmi quando e dove.”
Il riccio, nascondendo un sorriso astuto, disse: “Dammi un momento per passare a casa e prepararmi. Ci vediamo qui tra poco.”
Il piano del riccio
Il riccio corse a casa e raccontò tutto alla moglie. “Abbiamo fatto una scommessa, cara: voglio sfidare la lepre in una corsa.”
La moglie lo guardò incredula. “Tu? Con i tuoi piedi lenti e pesanti? Hai perso la testa?”
Ma il riccio rispose con sicurezza: “Se la lepre ha i piedi veloci, io ho il cervello più svelto. E tu mi aiuterai a dimostrarlo. Vieni con me.”
Arrivati in un campo arato, con dei solchi, dove si sarebbe svolta la gara, il riccio spiegò il suo piano.
“Nasconditi all’estremità opposta di questo solco. Io partirò con la lepre dall’altra parte. Quando lei arriverà vicina a te, esci e dille: -Ti aspettavo, è tanto che sono qui! – La lepre non noterà la differenza e penserà che tu sia me.”
La moglie, un po’ scettica, accettò.
La lepre e il riccio – La gara comincia
La lepre e il riccio si posizionarono alla partenza di un campo coltivato. Al via, la lepre partì a tutta velocità, lasciando una nuvola di polvere dietro di sé. Il riccio, invece, avanzò lentamente, poi si girò e si nascose alla partenza.
Quando la lepre raggiunse l’altra estremità del solco, trovò il “riccio” (in realtà la moglie) già lì ad aspettarla.
“Ti aspettavo, è tanto che sono qui!” disse la moglie del riccio con un sorriso.
La lepre, sbalordita, pensò: “Ehm… com’è possibile? Deve essere un prodigio! Ma non mi arrenderò. Facciamo un’altra corsa!“
“Come vuoi,” rispose il riccio, riposizionandosi.
La lepre ripartì a razzo verso l’altra estremità, ma anche lì trovò il riccio che la aspettava.
“Eh eh, sorella! Arrivi solo ora? Io sono qui da un pezzo,” disse il riccio.
La lepre, confusa e incredula, tentò e ritentò, correndo avanti e indietro, ma ogni volta trovava il riccio ad attenderla. Dopo numerosi tentativi, esausta e senza più fiato, si fermò.
“Mi arrendo,” dichiarò con voce affannata. “Mai più farò una scommessa del genere. Tu hai vinto, riccio.”
Morale della favola
La morale di questa favola ci insegna a non sottovalutare mai chi sembra più debole di te. Con astuzia e intelligenza, si possono vincere anche le sfide più difficili.
Nota: favola tratta da “il riccio e la lepre” di Tolstoj