C’era una volta una lavandaia che viveva con le sue tre figlie, Carlotta, Giulia e la più piccola Lucia. Erano molto povere e lavoravano tutto il giorno lavando i panni, ma nonostante tutti gli sforzi, spesso avevano poco da mangiare.
Un giorno, la figlia maggiore disse alla madre: “Mamma, voglio andarmene! Non importa dove, anche se dovessi lavorare per il Diavolo!”
“Non dire così, cara!” la avvertì la madre. “Non sai cosa potrebbe succederti.”
Poco tempo dopo, si presentò alla loro porta un uomo vestito di nero, con un grande naso d’argento. “So che avete tre figlie. Ne mandate una a lavorare per me? Le darò 1000 monete d’oro” chiese alla madre.
La lavandaia esitò. “Un uomo col naso d’argento? Non è normale!” disse alla figlia maggiore. “Stai attenta, potrebbe essere pericoloso.”
Ma la ragazza voleva andarsene, così partì con lui. Camminarono a lungo, finché in lontananza non videro una luce rossastra nel cielo.
“Che cos’è quella luce?” chiese la ragazza, preoccupata.
“È casa mia!” rispose Naso d’Argento.
Arrivati al palazzo, lui le mostrò le stanze magnifiche e le diede tutte le chiavi. “Puoi entrare ovunque, tranne in questa stanza. Non aprirla mai!” la avvertì, porgendole una chiave dorata.
La mattina seguente, Naso d’Argento, prima di uscire passò in camera della ragazza ancora dormentata e le mise una rosa tra i capelli.
Appena la ragazza si svegliò, approfittando dell’assenza di Naso d’argento, corse ad aprire la porta proibita. Subito una fiammata la investì e vide dentro tante persone tra le fiamme che gridavano. Spaventata, chiuse subito la porta, ma una lingua di fuoco le aveva bruciacchiato la rosa che portava tra i capelli.
Quando Naso d’Argento tornò e vide la rosa annerita, sibilò: “Ah! Hai disobbedito!” La afferrò e la gettò nelle fiamme della porta proibita.
Qualche giorno dopo, tornò dalla lavandaia. “Vostra figlia sta bene, ma ha bisogno d’aiuto. Mandereste un’altra figlia?”
Così portò via la seconda sorella. Anche lei ricevette tutte le chiavi e anche lei, appena sola, aprì la porta proibita. Dentro, tra le fiamme, riconobbe la sorella che gridava: “Aiutami!”
Terrorizzata, chiuse la porta, ma il garofano che le aveva messo Naso d’Argento tra i capelli si era bruciato. Quando Naso d’Argento vide il fiore appassito, non disse nulla: la prese e gettò anche lei nel fuoco.
Infine, Naso d’Argento tornò dalla lavandaia e le chiese la terza figlia, Lucia, che era la più furba di tutte. Anche lei ricevette le chiavi e la solita raccomandazione.
La notte, Naso d’Argento le mise un gelsomino tra i capelli, ma al mattino, Lucia lo tolse e lo mise in un bicchiere d’acqua. Poi, con cautela, aprì la porta proibita. Vide il fuoco e le sue sorelle che gridavano: “Lucia! Salvaci!”
Lucia richiuse subito la porta, aveva capito che quell’uomo era il Diavolo.
Quando Naso d’Argento tornò, lui le chiese: “Il gelsomino è fresco?”
“Certo! Non si tengono i fiori secchi in testa!” rispose Lucia con un sorriso furbo.
Così, Naso d’Argento, soddisfatto della lealtà della ragazza se ne andò nelle sue stanze.
Il giorno seguente, dopo aver pensato tutta la notte ad un piano, Lucia disse: “Vorrei sapere se mia madre sta bene. Posso mandarvi un sacco di panni sporchi da portarle domani?”
“Va bene,” accettò il Diavolo.
Lucia, la notte, mentre Naso d’Argento dormiva, riempì un sacco con la sorella maggiore e le sussurrò: “Se senti che posa il sacco a terra, devi dire: ‘Ti vedo! Ti vedo!’”
L’indomani, Lucia spiegò a Naso d’Argento prima di partire, che aveva una vista come un’aquila, e se non avesse portato il sacco a casa lei l’avrebbe visto.
Naso d’Argento prese il sacco e partì, a metà strada, lo posò a terra per controllare il contenuto.
“Ti vedo! Ti vedo!” gridò Carlotta.
“Oh! Ha davvero un potere magico!” pensò il Diavolo, e portò il sacco fino alla casa della lavandaia.
Lucia ripeté lo stesso trucco per salvare la seconda sorella. Poi, per fuggire, cucì una bambola grande quanto lei, le attaccò le sue trecce e la mise nel letto e disse a Naso d’Argento che non si sentiva molto bene e che non avrebbe dovuto svegliarla se ancora dormiva. Poi si nascose in un sacco fingendosi dei panni da portare a casa.
La mattina, Naso d’Argento prese il sacco senza svegliare Lucia e partì in direzione della casa. A metà strada, voleva approfittare della malattia di Lucia che ancora dormiva, così provò ad aprire il sacco ma sentì la solita voce: “Ti vedo! Ti vedo!”
“Ma allora vede davvero da lontano! E anche mentre dorme!” esclamò, e corse dalla lavandaia.
Quando tornò al suo palazzo, trovò solo la bambola nel letto! Lucia era scappata! “Quella piccola me l’ha fatta!” disse sorridendo divertito.
Lucia e la sua famiglia erano di nuovo insieme e, grazie ai soldi che aveva preso da Naso d’Argento, non furono mai più povere. Piantarono una croce davanti alla loro casa, così il Diavolo non osò mai più avvicinarsi.
Morale
La curiosità può essere pericolosa, ma l’intelligenza e il coraggio possono salvarci anche dalle situazioni più difficili!
Nota: tratta dal racconto originale “Il naso d’argento (Langhe)” di Italo Calvino, inserito nella raccolta di Fiabe Italiane