C’era una volta un leone burbero e solitario che viveva in una caverna ai margini della savana. Non sopportava la compagnia degli altri animali e preferiva starsene per conto suo. Tuttavia, essendo il re della savana, ogni giorno qualcuno bussava alla sua porta per lamentarsi di qualche problema. La gazzella si lamentava del bufalo, che russava così forte da farle tremare le corna; il leopardo, vanitoso com’era, era geloso delle zebre per le loro strisce bianche e nere; e l’elefante, allergico alla polvere, starnutiva in continuazione, spaventando tutti.
Il leone, impaziente e scortese, li trattava tutti con arroganza e indifferenza. Nessuno osava protestare, ma gli animali della savana non erano certo contenti del comportamento del loro re.
Un giorno, un toporagno coraggioso si avvicinò alla caverna del leone e, vedendolo sdraiato a fissare l’orizzonte, decise di salutarlo. “Buongiorno!” disse con tono allegro. Il leone, però, ignorò completamente il piccolo animale e si girò dall’altra parte, iniziando a russare sonoramente.
Il toporagno non si arrese: aspettò pazientemente che il leone si svegliasse e poi, con una voce più forte, gridò: “BUONGIORNO!”
Stavolta il leone, mezzo addormentato, sbadigliò rumorosamente e fece volare un po’ di saliva addosso al povero toporagno.
Il piccolo animale si pulì con pazienza e disse: “Mi scusi, signor Leone!”. Ma il leone continuò a ignorarlo. Allora il toporagno si arrampicò sulla criniera del leone e, arrivato vicino alle sue orecchie, disse: “Salve, signor Leone!”
Il leone, spaventato da quella voce improvvisa, saltò in aria e finì per far cadere il toporagno proprio dentro il suo orecchio!
Il piccolo animale, intrappolato, disse con tono deciso: “Ma che modi, signor Leone!”
Il leone, confuso, si chiese: “Chi sei? Dove sei?Perchè non ti vedo?”
Il toporagno che aveva capito che tipo fosse il leone disse ormai bloccato nel suo orecchio: “sono la tua coscienza!
“La mia coscienza?” borbottò perplesso leone. Il toporagno, approfittando dell’occasione, cominciò a parlare al leone della gentilezza e dell’importanza di rispettare gli altri. Gli disse che un vero re non deve essere solo forte, ma anche gentile, paziente, rispettoso, generoso e, soprattutto, disponibile.
Il leone, inaspettatamente colpito dalle parole della sua “coscienza”, iniziò a riflettere. Da quel giorno, ogni volta che incontrava un animale della savana, provava a essere gentile, ascoltava con pazienza e cercava di aiutare come poteva. Gli animali erano increduli: il leone sembrava davvero cambiato!
Persino durante un temporale, si fermò per aiutare una famiglia di lemuri rimasta impantanata nel fango, sporcandosi tutto e prendendosi un gran raffreddore.
Tornato nella sua caverna, il leone cominciò a starnutire così forte da far tremare le pareti. Ad ogni starnuto, il toporagno, ancora bloccato nel suo orecchio, rimbalzava in giro. Alla fine, uno starnuto particolarmente potente scaraventò fuori il piccolo animale, che atterrò sul pavimento della caverna, stordito ma sorridente.
Il leone lo guardò e, per la prima volta, gli disse con tono gentile: “E tu cosa ci facevi nel mio orecchio?” Il toporagno spiegò cosa era accaduto e il leone ormai intenerito disse: “Grazie, piccolino. Mi hai insegnato che un cuore gentile rende tutti più felici, persino un re.”
E da quel giorno, il leone continuò a essere gentile con tutti, capendo che la vera forza di un re sta nel rispetto e nella bontà verso gli altri.
Morale
La gentilezza è il dono più prezioso che possiamo fare agli altri, e spesso è ciò che ci rende davvero grandi.