C’era una volta, in un piccolo villaggio, un vecchio e povero mugnaio di nome Giuseppe, che, prima di morire, lasciò ai suoi tre figli tutto ciò che aveva: un mulino, una piccola mucca e un gatto. Quando il vecchio passò a miglior vita, i tre figli si divisero l’eredità. Il primo figlio, prese il mulino, il secondo figlio, prese la mucca, e l’ultimo, un giovane ragazzo di nome Brando, ricevette solo un gatto.
Brando, triste per la sua sorte, pensò che il gatto non fosse affatto un buon regalo. “Non posso neppure mangiare un gatto!” pensò. Così si mise a camminare per il villaggio, pensieroso. Ma proprio mentre stava per arrendersi, il gatto, che fino a quel momento era stato silenzioso, gli parlò.
“Non preoccuparti, padrone,” disse il gatto con un sorriso furbo. “Se mi darai un paio di stivali e un sacco, ti prometto che cambierò la tua vita per sempre!”
Brando, incredulo dopo aver sentito il gatto parlare, ma allo stesso tempo incuriosito, acconsentì. Gli diede gli stivali e il sacco che il gatto gli aveva chiesto. Senza perdere tempo, il gatto si infilò gli stivali e cominciò a camminare con passo deciso.
“Ora segui il mio piano, e vedrai che diventerai ricco e famoso,” disse il gatto.
Il gatto iniziò subito la sua missione. Andò nel bosco e cacciò alcuni conigli, catturandoli con del cibo nel suo sacco. Poi si diresse verso il castello del re, dove incontrò chi era di guardia alle porte.
“Buongiorno, signore,” disse il gatto con un sorriso astuto. “Sono il servitore del Marchese di Carabas, un uomo ricco e potente. Il mio padrone mi ha chiesto di offrirvi questi conigli freschi come dono in suo nome.”
Il guardiano, sorpreso dalla generosità, accettò i conigli e promise di riferire al re del dono. Il gatto con gli stivali continuò il suo cammino, fino a quando lungo il sentiero incontrò dei contadini nei campi. Il gatto, con la sua solita astuzia, disse:
“Sapete, questi campi e frutteti meravigliosi sono del Marchese di Carabas, Vi chiedo di dire al re che i terreni sono suoi e che sono molto ben coltivati. Il mio padrone è molto ricco e potente, se lo farete, si ricorderà certo di voi!”
Gli uomini, senza capire bene, risposero: “Certo, diremo al re che sono di proprietà del Marchese di Carabas.”
Il giorno seguente, il gatto si presentò ancora una volta al castello del re, con altri doni di caccia. Nel frattempo, Brando, che non sapeva nulla delle astuzie del gatto, stava vivendo una vita modesta e senza grandi speranze.
Il re, colpito dai doni e dalle notizie ricevute dal gatto, decise di organizzare una visita nelle terre del Marchese di Carabas. Il gatto, con un sorriso malizioso, gli disse:
“Maestà, vi assicuro che il mio padrone vi aspetta a braccia aperte, pronto a mostrarvi tutto ciò che possiede.”
Così il re ordinò di preparare la carrozza per fare visita al Marchese e che sua figlia, Jessica, dovesse accompagnarlo. Nel mentre, il gatto con gli stivali corse velocemente da Brando per avvisarlo del suo piano, e di prepararsi a ricevere il re. Brando fu sorpreso, ma il gatto gli disse:
“Fingi di essere il Marchese, sii gentile, e fatti trovare lungo il sentiero che porta al castello dell’Orco Magico. Ti darò l’opportunità di diventare ricco!”
Il ragazzo, un po’ per paura e un po’ per curiosità, seguì i consigli del gatto. Così Brando incontrò il re e sua figlia lungo il sentiero, salì in carrozza con loro, e gli mostrò le terre in suo possesso mentre si dirigevano verso il Castello.
Nel frattempo, il gatto aveva in mente un altro geniale piano: si intrufolò nel castello del potente Orco Magico e, con coraggio, si nascose dietro una colonna, in attesa del suo arrivo.
Quando l’orco, grande e grosso, apparve, il gatto gli si avvicinò e gli disse:
“Signore, ho sentito dire che sei in grado di trasformarti in qualsiasi animale. È vero?”
L’orco, pensando che fosse una domanda innocente, rispose:
“Sì, è vero. Posso trasformarmi in qualsiasi cosa. Posso diventare un leone, un drago o anche un elefante!”
E allora il gatto, con sorriso furbo rispose: “caro orco, può trasformarsi in grandi e spaventosi animali, ma scommetto che non riuscirebbe a diventare un piccolo e indifeso topolino!”
L’orco, credendo di impressionare il gatto, si trasformò in un topo schioccando le dita. In quel momento, il gatto scattò rapidamente verso il topo e se lo mangiò in un sol boccone, sbarazzandosi così dell’orco una volta per tutte.
Ora che il cattivo Orco non c’era più, l’astuto gatto disse a tutta la servitù che da quel momento in poi il castello era del Marchese di Carabas.
Subito dopo corse incontro alla carrozza del re per riferire l’ottima notizia, e sussurrò all’orecchio di Brando: “ho appena sconfitto l’orco che terrorizzava il regno. Ora il castello è nelle sue mani!”
Quando arrivarono al castello, Il re, impressionato dalla sua imponente bellezza, pensò che il giovane fosse davvero un nobile e ricco marchese. Così, di ritorno al castello, fece un grande festeggiamento in onore del giovane. Durante la festa, Brando, ormai ben vestito e rispettato, ballò con la principessa Jessica, si innamorarono e pochi mesi dopo si sposarono vivendo felici e contenti.
Morale
A volte, anche quando sembra che non abbiamo nulla, con un po’ di ingegno e coraggio possiamo realizzare grandi cose.
Nota: questa fiaba è ispirata da “Il gatto con gli stivali” di Perrault. I primi a riportare per iscritto la storia, furono Giovanni Francesco Straparola, Giambattista Basile e Ludwig Tieck. Più celebri divennero successivamente le versioni di Perrault e i Fratelli Grimm,