Nella vibrante città di Dubha Dibi, in un mercato brulicante di colori e profumi, viveva serena insieme alla sua famiglia una scimmietta furba e curiosa di nome Bubina. Con grandi occhi neri, una coda lunga e agile, passava le sue giornate saltando da un banchetto all’altro insieme ai suoi fratelli, osservando gli umani, e sgraffignando qualche frutto qua e là.
Seppur felice della sua vita, Bubina aveva un desiderio segreto: quello di diventare un’umana, o almeno assomigliare il più possibile a loro. Ammirava la loro capacità di camminare eretti, di parlare e di creare cose meravigliose. Sognava di vivere una vita piena di avventure e di scoperte, tuttavia sapeva che per una scimmia sarebbe stato impossibile.
Un giorno, all’improvviso, una terribile tempesta di sabbia travolse la città per diversi giorni, trasformando le strade in un fiume di polvere, le case in macerie e i campi coltivati andarono distrutti. Vento e sabbia s’intrufolarono in ogni angolo del mercato, rovesciando le bancarelle e facendo volare via stoffe, frutta, e persino i gioielli.
Quando la tempesta cessò, la città sembrava un deserto coperto di polvere, e il silenzio sostituì il solito chiasso del mercato. La piccola Bubina uscì malandata e affamata dal suo nascondiglio e cominciò a rovistare tra le macerie per trovare un po’ di cibo, ma tutto era coperto da un sottile strato di sabbia.
Mentre frugava tra i resti di una bancarella, vide qualcosa di strano che scintillava debolmente sotto la sabbia. Era una vecchia lampada di metallo, dalla forma insolita e misteriosa. Sembrava antica e, anche se era tutta sporca e piena di polvere, aveva un che di affascinante. Bubina, curiosa come sempre, decise di raccoglierla, e iniziò a strofinarla per pulirla bene quando a un certo punto… FLAM! Dalla lampada uscì un getto di fumo verde, poi da uno scoppiettante bagliore apparve Gyamar, un grande Genio gibbone tutto blu che, con voce profonda e rimbombante, disse: “Chi mi ha svegliato da questo lungo sonno? Sei stata tu, piccola creatura? Visto che mi hai liberato dall’eterna prigionia ti concederò un desiderio!”
Bubina, emozionata e un po’ intimidita, pensò un attimo. Il suo stomacò brontolò, aveva molta fame, e per un attimo dimenticò il suo più grande desiderio. Senza pensarci troppo, esclamò: “Voglio una banana!”
Gyamar sorrise:“Una banana: È tutto ciò che desideri?” chiese con tono gentile. Bubina annuì con entusiasmo. Il genio schioccò le dita e davanti a lei apparve una banana matura e profumata, la più grande che avesse mai visto.
La scimmietta la afferrò avidamente e se la mangiò con voracità, ma subito dopo si sentì triste. Aveva avuto l’opportunità di cambiare la sua vita e l’aveva sprecata per un semplice frutto, anche se in quel momento era tutto ciò di cui aveva bisogno per sopravvivere.
Gyamar, con un sorriso gentile, le disse: “Il tuo desiderio è stato esaudito, piccola scimmia. E ora che il mio compito è concluso, devo tornare nel mio riposo. Ma prima che io vada ricorda: Non essere triste per il tuo desiderio mancato, spesso abbiamo già tutto ciò che ci serve per essere felici, tu hai chiesto quello che per te era necessario e più importante in questo momento. Addio.”
Bubina ascoltò attentamente le parole del genio. Si rese conto che aveva ragione. Era felice di essere una scimmia, e di poter riabbracciare la sua famiglia e ritrovare i suoi fratelli.
Bubina, con il cuore leggero, tornò alla sua vita continuando ad ammirare gli umani, ma con occhi diversi e apprezzando ciò che era.