Barbablù e la chiave d’oro – Perrault

C’era una volta, in un lontano regno, un uomo molto ricco e altrettanto temuto conosciuto come Barbablù. Il suo soprannome derivava dal colore insolito della sua barba: un azzurro intenso, che lo rendeva inquietante agli occhi di tutti. Ma non era solo il suo aspetto a incutere timore. Barbablù aveva avuto sei mogli, tutte scomparse misteriosamente, alimentando voci di oscure maledizioni e segreti terribili.

Accanto alla sua imponente villa viveva una dama con le sue due figlie, Anna e Aurora e altri due fratelli al servizio del regno come cavalieri. Un giorno, Barbablù si presentò alla loro porta con un’offerta: desiderava sposare Aurora, la più giovane. Malgrado i dubbi, la madre e la sorella furono conquistate dalle sue ricchezze e dal promesso benessere.

“Aurora,” disse Anna in privato, “sei sicura di volerlo sposare? Le sue ricchezze sono splendide, ma il suo passato è oscuro.”

Aurora, affascinata dai tesori che Barbablù le aveva mostrato, rispose: “Non temere, sorella. Forse le dicerie non sono vere. E poi, non sarebbe un matrimonio senza rischi!”

Così, Aurora divenne la moglie di Barbablù. I primi giorni furono colmi di banchetti e doni magnifici, e Aurora cominciò a pensare che le storie su di lui fossero solo bugie.

Il segreto della chiave dorata

Un giorno, Barbablù annunciò alla giovane moglie: “Devo partire per affari. Starò via qualche giorno.” Le porse un mazzo di chiavi. “Queste aprono ogni porta della villa. Sei libera di esplorare e usare ogni stanza. Ma questa,” disse, sollevando una chiave d’oro, “non deve essere usata. La stanza che apre è proibita. Ti affido la mia fiducia, Aurora.”

Aurora annuì, ma appena il marito partì, la curiosità cominciò a tormentarla. Le giornate passarono tra saloni riccamente decorati e giardini lussureggianti, ma quella chiave dorata pesava sempre più nella sua mente.

Un pomeriggio, non resistette più. Si avviò verso una piccola porta nascosta in fondo a un corridoio buio. Con mani tremanti, inserì la chiave nella serratura e girò.

La stanza proibita

La porta si aprì con un lieve cigolio. All’interno regnava l’oscurità. Aurora spalancò le finestre, ma ciò che vide le gelò il sangue: appesi al soffitto c’erano i corpi delle sei mogli scomparse, e sul pavimento si allargava una pozza di sangue.

Aurora emise un grido e indietreggiò, lasciando cadere la chiave d’oro. Quando la riprese, si accorse che era macchiata di sangue. Provò a pulirla, ma invano: ogni tentativo falliva, poiché la chiave era magica e la macchia non scompariva.

Chiuse la porta in fretta e corse nella sua stanza, cercando di mantenere la calma. Ma il terrore non le dava tregua.

Il ritorno di Barbablù

Il giorno seguente, Barbablù tornò. Dopo i consueti saluti, le chiese il mazzo di chiavi indietro.

“Aurora,” disse, esaminando le chiavi. “Perché c’è sangue sulla chiave d’oro?”

La giovane balbettò: “Deve… deve essersi sporcata da sola…”

“Non mentirmi!” ruggì Barbablù. “Hai disobbedito, e ora subirai il destino delle mie precedenti mogli.”

Aurora cadde in ginocchio, supplicandolo. “Concedimi solo un momento per pregare e salutare mia sorella Anna.”

Barbablù, con uno sguardo cupo, acconsentì: “Hai dieci minuti. Poi non ci saranno più grazia né perdono.”

La chiamata della speranza

Aurora corse da Anna, che era nella sua stanza. “Sorella, corri alla torre più alta e chiama i nostri fratelli! Dì loro che sto per morire!”

Anna si precipitò su per le scale, salendo fino alla cima della torre. Affacciandosi dalla finestra, iniziò a sventolare un panno bianco e a gridare: “Aiuto! Venite presto!”

Nel frattempo, Aurora cercava di guadagnare tempo con Barbablù.

“Sono quasi passati tuoi dieci minuti” disse lui con un ghigno.

“Sono finiti i dieci minuti?” gridò Aurora verso la torre.

Anna rispose: “Non ancora, vedo una nuvola di polvere! Qualcuno sta arrivando!”

La salvezza nell’ultimo minuto

Pochi istanti dopo, i due fratelli di Aurora arrivarono al galoppo, armati di spade. Udirono le grida disperate e si precipitarono nella villa, irrompendo nella stanza proprio mentre Barbablù alzava la mano per colpire.

“Fermati!” gridò il fratello maggiore, sfoderando la spada. “Affronta noi, se hai coraggio!”

Barbablù non si tirò indietro. Ingaggiò un duello feroce, ma i fratelli combatterono con abilità e determinazione. Dopo un violento scontro, Barbablù cadde sconfitto.

Un nuovo inizio

Aurora, salva, abbracciò i suoi fratelli e Anna, piangendo di gioia e sollievo. Ora era vedova, ma anche l’erede di tutte le immense ricchezze di Barbablù.

Con il tempo, Aurora utilizzò quelle ricchezze per ricostruire la villa, rendendola un luogo luminoso e accogliente. Aiutò i suoi fratelli e la sorella a stabilirsi e visse serenamente. In seguito, trovò un nuovo compagno, buono e gentile, che l’amò e rispettò.

La morale

La curiosità può essere una forza potente, ma non sempre porta alla felicità. Tuttavia, il vero pericolo non è nel sapere, ma nel permettere al male di prosperare nell’ombra. E quando si affrontano le proprie paure con coraggio e si chiede aiuto nei momenti difficili, si può trovare la forza per costruire un futuro migliore.

Nota: tratta dalla fiaba “Barbablù” di Charles Perrault, nella raccolta “I racconti di Mamma Oca”.

~Fine~
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