C’erano una volta un uomo e una donna molto ricchi e gentili, che però avevano un grande desiderio: volevano tanto un bambino, ma non riuscivano ad averlo.
Un giorno, il signore stava camminando nel parco quando incontrò un Mago.
“Signor Mago,” disse, “mi può aiutare? Io e mia moglie vorremmo tanto un bambino, ma non arriva mai…”
Il Mago sorrise e gli diede una mela rossa e brillante.
“Fai mangiare questa mela a tua moglie,” disse. “Vedrai che tra nove mesi avrete un bellissimo bambino.”
Il signore tornò a casa tutto felice e diede la mela a sua moglie.
“Amore, mangia questa mela! Un Mago mi ha detto che ci darà un bambino!”
La moglie era felicissima. Chiamò la cameriera per farsi sbucciare la mela. Ma la cameriera, invece di buttare le bucce… se le mangiò!
Passarono nove mesi e… sorpresa! La signora ebbe un bambino bello e bianco come la polpa della mela. Anche la cameriera ebbe un bambino, tutto bianco e rosso, proprio come la buccia!
Il signore non sapeva che fare. Alla fine decise di crescere entrambi i bambini come se fossero fratelli. Li chiamò Pomo e Scorzo, e li fece studiare insieme, giocare insieme, vivere insieme.
Crescendo, i due ragazzi divennero inseparabili. Un giorno sentirono parlare di una misteriosa ragazza: era la figlia di un Mago potentissimo, bellissima come il sole… ma nessuno l’aveva mai vista, perché non usciva mai di casa!
Pomo e Scorzo ebbero un’idea geniale: fecero costruire un cavallo di bronzo gigante con la pancia vuota. Si nascosero dentro, portando con sé un violino e una tromba, e si misero a suonare per strada.
Il Mago, incuriosito dal cavallo musicale, lo fece portare nel suo palazzo per far divertire la figlia. Lei rideva felice ascoltando la musica, finché — sorpresa! — dalla pancia del cavallo uscirono i due ragazzi!
“Non aver paura!” disse Pomo. “Siamo venuti solo per conoscerti. Se vuoi ce ne andiamo subito.”
Ma alla ragazza piacevano molto la musica e la compagnia, e così li lasciò restare. Dopo un po’, si innamorò di Pomo.
“Vuoi venire via con me e diventare mia moglie?” le chiese lui.
Lei disse sì. E così, di nascosto, i tre salirono nel cavallo e fuggirono.
Quando il Mago scoprì che la figlia era sparita, pensò ad un rapimento e si arrabbiò tantissimo. Si affacciò al balcone e lanciò tre maledizioni:
- “Se troverà tre cavalli, uno bianco, uno rosso e uno nero, salterà su quello bianco — il suo preferito — e sarà tradita da lui!”
- “Se troverà tre cagnolini, uno bianco, uno rosso e uno nero, prenderà in braccio quello nero — il suo preferito — e sarà tradita da lui!”
- “E la prima notte con lo sposo, entrerà un serpente gigante dalla finestra, e quello la tradirà!”
Ma per fortuna, tre buone fate passarono proprio lì sotto e sentirono tutto.
Quella sera si fermarono a dormire nella stessa locanda dove c’erano anche Pomo, Scorzo e la figlia del Mago. Le Fate parlarono a bassa voce delle maledizioni, ma Scorzo, che non dormiva, sentì tutto!
“Se qualcuno taglia la testa al cavallo bianco, alla fine non succederà nulla,” disse una Fata. “Ma chi lo racconterà… diventerà di pietra!”
Lo stesso valeva per il cane nero e per il serpente: se qualcuno interveniva in tempo, il male sarebbe evitato… ma raccontarlo avrebbe trasformato quella persona in pietra.
Il giorno dopo, arrivati al castello, andarono a fare una passeggiata fra i boschi e fra i tre cavalli nella stalla, la ragazza saltò su quello bianco. Scorzo, veloce come il vento, tirò fuori la spada e… ZAC! Gli tagliò la testa!
“Sei impazzito?” gridò Pomo. “Perché l’hai fatto?”
“Non posso dirvelo…” rispose Scorzo.
La ragazza era arrabbiata, ma alla fine lo perdonò.
Poi, videro tre cagnolini. Lei si chinò per prendere il nero. ZAC! Scorzo gli tagliò la testa!
“Adesso basta!” urlò la ragazza. “Quest’uomo è pericoloso!”
Ma i genitori di Pomo la calmarono, e lei perdonò ancora una volta Scorzo.
Arrivò la notte delle nozze. Scorzo, invece di andare a dormire, si nascose sotto il letto degli sposi. A un tratto, sentì un rumore di vetri e vide entrare un enorme serpente! ZAC! Tagliò anche a lui la testa.
Ma la sposa si svegliò, vide Scorzo con la spada sguainata, mentre il serpente era già svanito, e pensò che volesse far loro del male.
“Portatelo via! Merita di essere punito!” gridò.
Scorzo venne messo in prigione. Tre giorni dopo, sarebbe stato giustiziato.
“Prima di morire, posso dire solo tre parole alla sposa,” chiese.
Quando lei arrivò, lui cominciò a raccontarle tutto quello che aveva sentito dalle Fate.
Appena raccontò la prima maledizione… le sue gambe divennero di marmo.
“Basta! Non dire altro!” piangeva lei.
Ma Scorzo continuò.
“Anche i cagnolini… e poi il serpente…”
Poco a poco, si trasformò tutto in pietra, fino a non poter più parlare.
La ragazza capì finalmente che Scorzo le aveva salvato la vita. “Papà… solo tu puoi aiutarlo!” scrisse in una lettera.
Il Mago arrivò subito. Quando vide Scorzo diventato statua, capì che era stato coraggioso e leale.
“Per amore tuo, figlia mia,” disse, “farò un incantesimo.”
Tirò fuori una boccetta magica, passò un po’ di liquido su Scorzo e… come per magia, Scorzo tornò in carne e ossa!
La festa fu grandissima. Invece di andare alla forca, Scorzo fu portato in trionfo tra tamburi, fiori e bambini che cantavano:
“Evviva Scorzo! Evviva l’amico coraggioso!”
Morale della storia
A volte chi ci vuole davvero bene fa cose che non capiamo subito. Ma il coraggio, la lealtà e l’amicizia vera vincono sempre, anche contro le magie più oscure.
Nota: tratta dalla fiaba originale “Pomo e Scorzo (Venezia)” di Italo Calvino. Si riscontrano diverse analogie con la fiaba “L’oca d’argento“.