C’era una volta un contadino che aveva un albero di pero nel suo giardino. Ogni anno il pero gli dava quattro ceste di pere, e lui doveva portarle al Re. Ma un anno il pero fece solo tre ceste e mezza. “Oh no! Come farò? Il Re vuole quattro ceste!” si disperò il contadino.
Pensò e ripensò, poi ebbe un’idea: mise in una delle ceste la più piccola delle sue figlie, Perina, e la coprì di pere e foglie. Quando le ceste furono portate nel palazzo del Re, Perina rotolò tra le pere e rimase nascosta nella dispensa. Aveva tanta fame e, non avendo altro da mangiare, cominciò a rosicchiare le pere.
Dopo qualche giorno, i servitori si accorsero che le pere sparivano e trovarono anche i torsoli. “Ci dev’essere un topolino!” esclamarono. Ma quando cercarono bene, trovarono Perina nascosta tra le ceste.
“Cosa fai qui? Vieni con noi a servire nelle cucine del Re” dissero.
I servitori la chiamarono Perina, e la portarono in cucina, dove cominciò a lavorare. Era così brava e gentile che presto tutti le vollero bene, perfino il giovane principe, che divenne suo grande amico.
Ma le altre serve erano gelose di lei. Per farle un dispetto, raccontarono al Re che Perina si era vantata di poter prendere il tesoro delle streghe.
Mentre giocava a nascondino con il Principe, Perina fu chiamata dal Re che, saputa la notizia, le disse: “Se hai detto che puoi prendere quel tesoro, devi mantenere la parola!”
“Maestà, io non ho mai detto una cosa simile!” protestò Perina.
“Non importa! Torna solo quando avrai il tesoro!” ordinò il Re.
Così Perina si mise in viaggio. Cammina cammina, incontrò una vecchina sotto un albero di Pere che le disse: “Tieni queste tre scopine, tre salsicce e un bicchierino d’olio. Ti serviranno!” e ricordati queste parole magiche:
“Acquetta bella acquetta, se non avessi fretta ne berrei una scodelletta!” Perina la ringraziò e proseguì.
Dopo un po’, trovò tre donne che spazzavano un forno con i loro capelli. “Oh poverine! Usate queste scopine,” disse Perina. Le donne la ringraziarono e la lasciarono passare.
Più avanti, tre cani feroci le sbarravano la strada. Perina diede loro le salsicce, e i cani si calmarono.
Arrivata a un fiume rosso come il sangue, si ricordò delle parole della vecchina e ripeté le parole magiche: “Acquetta bella acquetta, se non avessi fretta ne berrei una scodelletta!” E l’acqua si aprì lasciandola passare.
Infine, arrivò al castello delle streghe. La porta si apriva e chiudeva velocissima facendo un gran rumore, ma Perina usò l’olio per ungerne i cardini e la porta si aprì dolcemente. Dentro trovò una cassettina d’oro e la prese, ma la cassetta cominciò a gridare: “Porta, fermala!”
Ma la porta rispose: “No, lei mi ha unta! E nessuno lo ha mai fatto!”
Perina si incamminò sulla strada del ritorno e così la cassetta chiese al fiume di affogarla, ma il fiume disse: “No, lei mi ha parlato gentilmente chiamandomi ‘bella acquetta’”
Anche i cani e il forno rifiutarono di farle del male, perché lei era stata gentile con loro. Finalmente, Perina tornò a casa con la cassetta del tesoro ma prima di consegnarla al Re curiosa, la aprì e ne uscì una gallina con pulcini d’oro che cominciarono a scappare dappertutto!
“Oh no! Cosa ho fatto?” si disperò Perina.
Corse a cercarli e trovò la vecchina con la bacchetta magica. “Sciò, sciò!” disse la vecchina e i pulcini tornarono nella cassetta. Poi, rivolgendosi a Perina: “Quando il Re ti domanderà quale premio vorresti per la tua impresa, digli di voler la cassa di carbone in cantina”
Tornata al castello del Re, Perina consegnò la cassetta. “Sei stata coraggiosa e di parola, meriti una ricompensa!” disse il Re. “Cosa desideri?”
“Voglio solo la vecchia cassa di carbone che sta in cantina,” rispose Perina.
Tutti risero, ma gliela diedero. Quando Perina la aprì, ne saltò fuori il principe che si era nascosto giocando a nascondino! I due innamorarono e così il Re permise loro di sposarsi.
E vissero felici e contenti!
Morale
La gentilezza e l’altruismo aprono tutte le porte e aiutano a superare anche le prove più difficili!
Nota: tratta dalla fiaba originale “La bambina venduta con le pere” (Monferrato) di Italo Calvino.