C’era una volta un potente Zar che amava molto la caccia. Il suo fedele compagno durante queste avventure era un magnifico falco, che lo seguiva sempre con devozione.
Un giorno, mentre cavalcava nelle vaste foreste del suo regno, lo Zar avvistò una lepre. “Prendila, mio bravo falco!” ordinò, lanciando il rapace nell’aria. Il falco, con agilità e precisione, catturò la lepre, e lo Zar, felice del successo, scese da cavallo per prenderla. La caccia, però, l’aveva reso stanco e assetato.
Osservando il terreno, scorse un piccolo rivolo d’acqua che sgorgava da una roccia ai piedi di un monticello. L’acqua cadeva lentamente, goccia dopo goccia, ma sembrava limpida e fresca. Lo Zar prese la coppa d’argento che portava sempre attaccata alla sella e la mise sotto il sottile filo d’acqua.
Con pazienza attese che la coppa si riempisse e, finalmente, quando l’acqua fu all’orlo, la sollevò per bere. Ma proprio in quel momento, il falco, che era appollaiato sul suo braccio, batté forte le ali e rovesciò la coppa.
“Che fai, sciocco animale?” esclamò lo Zar, infastidito.
Pazientemente, lo Zar mise di nuovo la coppa sotto il filo d’acqua. Il tempo passò lentamente, ma quando finalmente riuscì a riempirla di nuovo, il falco, come prima, colpì la coppa e fece cadere l’acqua.
Ora lo Zar era davvero irritato. “Falco ingrato! La prossima volta non ti perdonerò!” borbottò, cercando di mantenere la calma. Con grande sforzo, raccolse l’acqua una terza volta. Ma appena la coppa toccò le sue labbra, il falco la fece cadere di nuovo con un colpo d’ala.
Accecato dalla rabbia, lo Zar afferrò il falco e, senza pensarci, lo scagliò con forza contro una roccia. Il povero falco cadde a terra, senza vita. Lo Zar, vedendo il corpo immobile del suo amico alato, ebbe un momento di esitazione, ma presto lo scacciò. “Era diventato solo un fastidio,” borbottò a bassa voce.
In quel momento, i servitori dello Zar giunsero al galoppo. Uno di loro si arrampicò fino alla sorgente per cercare dell’acqua più abbondante e riempire la coppa velocemente. Quando tornò, però, aveva la coppa vuota e il volto pallido.
“Maestà” esclamò il servitore con spavento “Non beva quest’acqua! C’è un drago là sopra che ha versato il suo veleno nella sorgente. È mortale!”
Lo Zar sbiancò in volto e si girò verso il falco senza vita. Capì subito l’errore che aveva commesso. “Oh, mio fedele amico,” sussurrò con voce spezzata, “tu cercavi solo di salvarmi la vita, ed io ti ho ricompensato con la morte.”
Lo Zar si inginocchiò accanto al falco, sentendo un profondo rimorso nel cuore. “Da oggi,” proclamò, “imparerò a riflettere prima di agire e a non lasciarmi guidare dalla rabbia.”
E da quel giorno, lo Zar ricordò sempre la lezione del falco: la saggezza e la devozione vanno rispettate, anche quando non si comprendono subito.
Morale
Quando qualcuno cerca di aiutarti, anche se non capisci subito il motivo, fidati e non agire con rabbia. Chi ti vuole bene farà sempre del suo meglio per proteggerti.
Nota: tratto da “i Quattro libri di lettura” di Tolstoj.