C’era una volta un ragazzo sposato che non trovava più lavoro nel suo paese. Così, decise di andare in un altro posto per cercar fortuna e iniziò a lavorare per un prete.
Un giorno, mentre lavorava nei campi, trovò un fungo gigante! Tutto contento, lo portò al suo padrone. Il prete lo guardò e gli disse:
“Domani torna nello stesso punto, scava dove c’era il fungo e portami quello che trovi.”
Il giorno dopo, il ragazzo scavò e trovò due… orribili vipere! Le uccise e le portò al prete. Proprio quel giorno, al prete avevano regalato delle anguille. Allora disse alla sua aiutante:
“Prepara da mangiare per quel ragazzo. Prendi le due anguille più sottili e friggile.”
Ma l’aiutante fece una gran confusione! Invece delle anguille, frisse le vipere e le servì al ragazzo. Lui le mangiò tutte e… gli piacquero un sacco!
Quando ebbe finito di mangiare, vide il gatto e il cane del prete che chiacchieravano tra loro. Il cane diceva:
“Io devo avere più carne di te!”
E il gatto rispondeva: “No, no! Tocca a me mangiarne di più!”
Il cane insisteva: “Io vado fuori con il padrone, tu stai a casa. Quindi, è giusto che io mangi di più!” Ma la gatta non era d’accordo:
“Se tu esci col padrone, è il tuo lavoro! Come il mio è restare qui!”
Il ragazzo capì che mangiando le due vipere aveva imparato a capire cosa dicevano gli animali!
Poi scese nella stalla per dare l’orzo ai muli, e sentì anche loro parlare! La mula più grande diceva:
“A me devi dare più orzo che a te, perché io porto il padrone a cavallo!” E l’altra mula rispondeva:
“Ma che dici! Tanto ne dai a te, tanto ne devi dare a me, perché io porto i carichi pesanti!”
Sentendo queste chiacchiere, il ragazzo divise l’orzo in due parti uguali.
“Visto? Fa come dicevo io!” esclamò la seconda mula.
Quando il ragazzo tornò in casa, la gatta gli corse incontro e gli disse:
“Ascolta! So che capisci quando parliamo. Il padrone ha cercato le vipere e la serva gli ha detto che per sbaglio le ha date da mangiare a te. Adesso il padrone vuole sapere se hai imparato a sentire gli animali, perché l’ha letto in un libro magico. Ti farà tante domande, ma tu devi sempre rispondere di no! Se glielo dici, morirai e il potere di capire gli animali passerà a lui!”
Il ragazzo, ascoltato il consiglio della gatta, non disse niente al prete, anche se lui gli faceva un sacco di domande. Alla fine, il prete si stancò e lo mandò via.
Mentre tornava a casa, il ragazzo incontrò un gruppo di pastori molto tristi. Ogni notte, i lupi mangiavano qualche pecora. Allora il ragazzo chiese:
“Quanto mi date se vi prometto che non sparirà più nessuna pecora?”
Il capo dei pastori rispose: “Se vediamo che non ne mancano più, ti regaliamo una cavalla e una giovane mula!”
Il ragazzo rimase con le pecore e la sera dormì fuori, nel fienile. A mezzanotte sentì dei rumori: erano i lupi che chiamavano i cani del gregge!
“Ehi, amico Vito!” ululavano i lupi.
E i cani rispondevano: “Ciao, amico Cola!”
I lupi chiedevano: “Possiamo venire a prendere qualche pecora?”
Ma i cani rispondevano: “No, non potete! C’è un pastore che dorme qui vicino!”
Così, per otto giorni, il ragazzo dormì fuori e sentì i cani avvertire i lupi di non avvicinarsi. E la mattina, nessuna pecora mancava! Il nono giorno, il ragazzo disse ai pastori di togliere quei cani traditori e di metterne altri a guardia.
La sera, i lupi gridarono di nuovo: “Ehi, amico Vito, possiamo venire?”
E i nuovi cani risposero con un bel bau bau: “Sì, venite pure! I vostri vecchi amici li abbiamo cacciati via! Noi abbaieremo forte e per voi ci saranno solo guai!”
Il giorno dopo, i pastori diedero al ragazzo la cavalla e la giovane mula, come avevano promesso, e lui tornò a casa.
Sua moglie gli chiese subito di chi fossero quei due animali.
“Sono nostri!” rispose lui.
“E come le hai avute?” Ma il marito non volle spiegare niente e rimase zitto.
Un giorno, nel paese vicino c’era una grande festa. Il ragazzo decise di andarci con sua moglie. Salirono tutti e due sulla cavalla, e la mula li seguiva.
“Mamma, aspettami!” diceva la mula.
E la cavalla rispondeva: “Dai, cammina! Tu sei leggera e io ho due persone sulla schiena!”
Sentendo queste parole, il ragazzo scoppiò a ridere! Sua moglie, curiosa, gli chiese:
“Perché ridi?”
E lui rispose: “Così… senza motivo.”
“No! Devi dirmi subito perché ridi, altrimenti scendo e me ne torno a casa!” disse la moglie, un po’ arrabbiata.
E il marito: “Va bene, te lo dirò quando arriveremo alla chiesetta.”
Arrivati alla chiesetta, la moglie ricominciò: “Allora? Adesso devi dirmi perché ridevi! Eh, perché ridevi?”
E lui: “Te lo dirò quando saremo tornati a casa.”
La moglie, allora, non volle più andare alla festa e insistette per tornare subito indietro.
Una volta a casa, disse: “Adesso me lo dici!”
“Vai a chiamare il prete,” disse il marito, “e poi te lo racconto.”
La moglie, tutta trafelata, si mise un velo e corse a chiamare il prete, portandolo a casa di gran fretta.
Il marito aspettava il prete e pensava: “Adesso dovrò dirglielo e morirò! Che sfortuna! Però, prima mi confesserò e farò la comunione, così morirò in pace.”
Mentre pensava queste cose, buttava un po’ di crusca alle galline. Le galline si affollavano per beccare, ma il gallo, con un salto e un battito d’ali, le cacciava via.
Allora il ragazzo chiese al gallo: “Perché non lasci mangiare le galline?”
E il gallo rispose: “Le galline devono fare come dico io, anche se sono tante! Non come te che hai una moglie sola e fai tutto quello che vuole lei! E adesso le dirai che capisci il nostro linguaggio e morirai!”
Il ragazzo ci pensò un po’, poi disse al gallo: “Hai proprio ragione!”
Prese una cintura, la bagnò per renderla più morbida e flessibile, e si mise ad aspettare.
Tornò sua moglie e disse: “Ecco, sta arrivando il prete! Allora, mi dici perché ridevi?”
Il marito prese la cintura e… zac! Iniziò a darle tante cinghiate, finché lei non riusciva quasi più a muoversi.
Arrivò il prete e chiese: “Chi si vuole confessare?”
“Mia moglie,” rispose il marito.
Il prete capì la situazione e se ne andò senza dire una parola. Dopo un po’, la moglie si riprese e il marito le disse:
“Hai capito cosa stavo per dirti, cara moglie?”
E lei rispose: “Non voglio sapere più niente!”
E da quel giorno, non fu più così curiosa!
Morale
A volte, è meglio non essere troppo curiosi e fidarsi di quello che ci dicono le persone che ci vogliono bene. E ricordatevi, non tutte le cose che sembrano buone lo sono davvero!
Nota: dalla fiaba originale di Italo Calvino ” Il linguaggio degli animali e la moglie curiosa” (Provincia d’Agrigento)