C’era una volta, in un bosco fitto e verde, un lupo affamato inseguito da un gruppo di cacciatori. Il lupo correva a perdifiato, con il cuore che batteva forte per la paura. Improvvisamente, scontrandosi con qualcosa, cadde a terra. Era un contadino robusto, di nome Ubaldo, che usciva dal suo granaio con un sacco di grano sulla spalla e una bastone di legno in mano.
“Buon uomo!” ansimò il lupo, con gli occhi spalancati dal terrore. “Nascondimi! I cacciatori mi stanno inseguendo!”
Ubaldo, un uomo dal cuore gentile, provò compassione per la bestia spaventata. “Presto, entra nel mio sacco!” sussurrò aprendolo. Il lupo si infilò velocemente nel sacco di grano.
Pochi istanti dopo, arrivarono i cacciatori a cavallo, con i fucili in mano. “Ehi, contadino!” gridò uno di loro. “Hai visto un lupo correre da queste parti?”
Ubaldo, con il sacco ancora sulla spalla, rispose con calma: “No, signori. Non ho visto nessun lupo.”
I cacciatori, convinti dalla sua aria innocente, ripresero la loro caccia, allontanandosi al galoppo.
Quando sentì silenzio intorno a se, il lupo balzò fuori dal sacco, mostrando i suoi denti affilati. “Ora ti mangio!” ringhiò, rivolto a Ubaldo.
Ubaldo, sbalordito, esclamò: “Ma come? Ti ho appena salvato la vita! Non hai un briciolo di riconoscenza?”
“La riconoscenza? Sciocchezze!” rispose il lupo. “I favori si dimenticano in fretta!”
“Non è vero!” replicò Ubaldo. “Chi riceve un aiuto non dovrebbe mai dimenticarlo!”
“Bene,” propose il lupo con un ghigno. “Faremo una prova. Chiederemo a chiunque incontreremo se i favori si dimenticano facilmente o meno. Se dicono che non si dimenticano, ti lascerò andare. Altrimenti… diventerai il mio pranzo!”
I due si incamminarono e incontrarono una vecchia giumenta cieca che pascolava a fatica. Ubaldo le chiese: “Cara giumenta, dimmi, secondo te, i favori si dimenticano facilmente?”
La giumenta sospirò tristemente: “Ho servito il mio padrone per dodici anni, dandogli dodici puledri e lavorando senza sosta. Quando sono diventata cieca, mi ha cacciata via. I favori si dimenticano eccome!”
Il lupo sorrise soddisfatto, ma Ubaldo insistette per continuare la loro ricerca. Poco dopo, incontrarono un vecchio cane zoppo. Anche lui, interrogato da Ubaldo, raccontò di essere stato cacciato dal suo padrone dopo anni di fedele servizio.
Il lupo si leccò i baffi, pronto a divorare Ubaldo, ma il contadino non si diede per vinto. Finalmente, incontrarono una volpe furba e scaltra. Ubaldo le raccontò tutta la storia.
La volpe, incuriosita, disse: “Un lupo intero in un sacco? Non ci credo! Devo vedere con i miei occhi!”
Il lupo, infilò la testa nel sacco e disse: “Vedi che è possibile? Posso entrarci facilmente.”
Ma la volpe, furba, replicò: “Se non entri per intero nel sacco, non potrò credere alle tue parole!”
Allora Il lupo, per dimostrare che non mentiva, si infilò di nuovo nel sacco. La volpe, allora, disse a Ubaldo: “Chiudi bene il sacco, veloce!”
Ubaldo obbedì e la volpe, con un sorriso malizioso, esclamò: “Ora, Ubaldo, fagli vedere come si batte il grano!”
Ubaldo, capendo l’astuzia della volpe, prese il suo bastone e diede una bella lezione al lupo, finché questi non smise di muoversi. Poi, si rivolse alla volpe e le disse: “Sai come si batte il grano?” subito dopo diede un colpo in testa anche a lei per aver imbrogliato il lupo, ed esclamò:
“È proprio vero! I favori si dimenticano in fretta!”
Morale della favola
Non tutti ricambiano il bene ricevuto, quindi è importante essere prudenti e non dare la propria fiducia a chiunque. La vera riconoscenza è un valore prezioso, ma purtroppo non sempre presente.
Nota: Tratta da “Il contadino e il lupo” di Tolstoj, raccolto ne “I quattro libri di lettura”.