C’era una volta un giovane cervo che viveva in una foresta verde e rigogliosa. Un giorno d’estate, sentendo molta sete, si avvicinò a un ruscello per bere dell’acqua fresca. Appena chinò il capo, vide riflessa nell’acqua la sua immagine.
“Guardate che corna splendide ho!” esclamò il cervo, ammirandole con orgoglio. “Sono grandi, maestose e piene di rami! Chiunque mi vedrebbe penserebbe che sono il re della foresta!”
Poi però abbassò lo sguardo e notò le sue gambe. “Oh no, ma come sono brutte queste! Così sottili e gracili… che vergogna!”
Mentre si lamentava, un fruscio tra i cespugli lo fece sobbalzare. All’improvviso, un leone balzò fuori dalla vegetazione con un ruggito spaventoso.
“Ti prenderò, cervo!” ringhiò il leone, lanciandosi verso di lui.
Il cervo, spaventato, si mise a correre più veloce che poteva. Le sue gambe sottili sembravano ali mentre lo spingevano a gran velocità attraverso la pianura. Il leone correva dietro di lui, ma non riusciva a raggiungerlo.
“Devo correre più veloce!” gridò il cervo, sentendo il vento sul muso.
Quando finalmente il cervo raggiunse la foresta, pensò di essere salvo. Ma proprio in quel momento, le sue grandi e bellissime corna si impigliarono nei rami degli alberi. Tirò, si dimenò, ma non riusciva a liberarsi.
Il leone lo raggiunse e disse: “Ora sei mio!”
Il cervo, ormai stanco, sospirò e mormorò: “Che stolto sono stato! Ho disprezzato le mie gambe, che mi stavano salvando, mentre le corna che ammiravo mi hanno portato alla rovina.”
Morale della favola
Non giudicare l’importanza delle cose solo per il loro aspetto. Spesso ciò che sembra piccolo o insignificante è ciò che ci salva nei momenti difficili.
Nota: testo tratto da una favola di Esopo e Tolstoj