In una terra lontana, un gruppo di sciacalli aveva mangiato tutte le carogne nei boschi e non trovava più cibo. Un vecchio sciacallo, di nome Zampalesta, ebbe un’idea astuta.
“Ho un piano,” disse agli altri sciacalli. “Seguitemi e avremo un bel banchetto.”
Zampalesta si avvicinò all’elefante, un grande e forte animale di nome Pobo. Con un sorriso gentile, disse:
“Grande Pobo, abbiamo bisogno di un nuovo re. Il nostro ci dava ordini impossibili e vogliamo che tu diventi il nostro nuovo sovrano! Nel nostro regno sarai rispettato e obbedito. Vieni con me, ti mostrerò il tuo trono.”
Pobo, lusingato, accettò. “Se posso aiutare il vostro popolo, lo farò,” disse.
Zampalesta guidò l’elefante fino a una palude fangosa. “Ecco il tuo regno, maestà,” disse.
Trombone camminò nel fango, ma presto si trovò intrappolato. “Aspetta! Sono bloccato!” esclamò, agitando la proboscide.
Zampalesta gli sorrise. “Non preoccuparti, maestà. Ordina e noi obbediremo.”
“Allora, tiratemi fuori!” ordinò Trombone.
Zampalesta rise e rispose: “Attaccati alla mia coda, e ti tirerò fuori.”
Pobo, frustrato, disse: “Come potrebbe la tua piccola coda tirarmi fuori? È impossibile!”
Zampalesta alzò le spalle. “Ah, maestà, ora capisci. Non puoi comandare ciò che non si può fare. Il nostro vecchio re faceva lo stesso, ed è per questo che l’abbiamo abbandonato.”
Pobo rimase intrappolato nella palude finché non ebbe più forze. Quando l’elefante morì, gli sciacalli banchettarono con lui.
Morale della favola
Non lasciarti lusingare da false promesse e valuta sempre con attenzione chi ti offre qualcosa. L’astuzia senza bontà può ingannare anche i più forti.
Nota: tratta da una favola di Tolstoj “L’elefante e gli sciacalli”.