Re Crin (Colline del Po) – Italo Calvino

La fiaba di Re Crin, il principe porcellino, e il potere della gentilezza in un racconto magico ricco di avventure!

C’era una volta un re che aveva un figlio molto particolare: era un porcellino! Si chiamava Re Crin e, nonostante fosse un principe, ogni tanto si comportava in modo birichino.

Un giorno, il re gli chiese: “Figliolo, perché sei così scontroso? Cosa desideri?”

Re Crin grugnì: “Eu, eu! Voglio una moglie! Voglio la figlia del panettiere!”

Il re, che voleva accontentarlo, chiamò il panettiere e gli chiese se una delle sue tre figlie volesse sposare il principe. La figlia maggiore accettò, un po’ spaventata all’idea di sposare un porcellino, ma lusingata dall’idea di diventare principessa.

La sera del matrimonio, Re Crin andò in giro per le strade, rotolandosi nel fango. Poi, tutto sporco, tornò dalla sposa e si strofinò sul suo vestito.

“Fatti in là, brutto porco!” gridò la principessa disgustata, dandogli un calcio.

Re Crin grugnì arrabbiato: “Eu! Me la pagherai!”

Il mattino dopo, la sposa fu trovata morta nel suo letto.

Dopo qualche tempo, Re Crin volle di nuovo sposarsi e scelse la seconda figlia del panettiere. Anche lei accettò, ma la sera delle nozze successe la stessa cosa: il principe si sporcò, si strofinò contro la sposa e lei lo scacciò con disgusto. Il mattino dopo, anche lei fu trovata senza vita.

Alla corte tutti erano spaventati, ma Re Crin ancora una volta disse: “Eu, eu! Voglio la terza figlia del panettiere!”

La terza figlia, che era più gentile e coraggiosa, accettò senza paura.

Quella sera, Re Crin si sporcò come sempre, ma quando tornò dalla sposa, lei lo accolse con un sorriso.

“Mio caro Crin, sei tutto sporco!” disse dolcemente e lo asciugò con un fazzoletto pulito, accarezzandolo con affetto.

Il mattino dopo, la principessa era viva e felice! Tutti festeggiarono, ma la sposa aveva un sospetto. Quella notte, accese una candela mentre il marito dormiva e scoprì che non era un porcellino, ma un bellissimo giovane!

Ma mentre lo guardava, una goccia di cera cadde sul suo braccio. Lui si svegliò di soprassalto e gridò: “Hai spezzato l’incantesimo! Ora non mi vedrai mai più, a meno che tu non pianga sette fiaschi di lacrime e non consumi sette paia di scarpe di ferro!” E scomparve.

La principessa non si arrese. Si fece fare sette paia di scarpe di ferro e partì alla ricerca del suo sposo. Cammina e cammina, giunse alla casa della Madre del Vento.

“Non posso ospitarti, mia cara, mio figlio il Vento scompiglia tutto!” disse la vecchia.

“La prego!” supplicò la principessa.

La vecchia la nascose e le diede una castagna magica: “Aprila solo in caso di bisogno.”

Proseguendo il viaggio, la principessa incontrò la Madre del Fulmine, che le diede una noce magica, e poi la Madre del Tuono, che le diede una nocciola magica.

Dopo tanto camminare, la principessa arrivò in una città e scoprì che il suo amato era lì, ma stava per sposare un’altra principessa!

Allora aprì la castagna: ne uscirono meravigliosi gioielli. La principessa li offrì alla sposa del principe in cambio di una notte nella stanza del giovane. La sposa accettò, ma aveva architettato un piano per non farlo cadere nelle braccia della principessa: fece addormentare il principe con un sonnifero.

“Svegliati, amore mio!” sussurrò la principessa. “Ho camminato tanto, ho consumato sette paia di scarpe di ferro, ho pianto sette fiaschi di lacrime!”

Ma il principe non si svegliò.

La notte successiva, la principessa aprì la noce e ne uscirono bellissimi vestiti di seta. La sposa accettò di nuovo di lasciarla entrare, ma il principe dormì ancora.

Allora, la principessa aprì la nocciola e ne uscirono splendide carrozze dorate. Ancora una volta, la promessa sposa accettò lo scambio e la principessa passò un’altra notte con il principe.

Ma questa volta lui, sospettoso, poiché al mattino si alzava sempre stordito, finse di bere il sonnifero e rimase sveglio. Quando la principessa entrò nelle sue stanze e iniziò a parlare, lui saltò su e l’abbracciò: “Mia amata! Hai fatto tutto questo per me!”

Presero le carrozze e tornarono insieme nel loro regno, dove vissero felici e contenti.

Morale della storia

La gentilezza e la pazienza possono spezzare ogni incantesimo e il vero amore supera ogni ostacolo!

Nota: fiaba tratta dall’originale “Re Crin (Colline del Po)” di Italo Calvino

~Fine~
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