C’era una volta un uomo molto povero che aveva un unico figlio, un ragazzo di nome Giuseppe che non sapeva fare granché e quando il suo papà si ammalò, lo chiamò vicino a sé e gli disse:
“Figliolo, sto per lasciarti, e tutto quello che ho da darti è questa piccola casetta e un albero di pero che cresce accanto.”
Il padre morì, e Giuseppe rimase solo. Vendeva le pere del suo albero al mercato e così riusciva a vivere, ma quando finì la stagione delle pere, pensò di essere nei guai. Tuttavia, con sua grande sorpresa, il pero continuò a fare frutti, anche in pieno inverno! Era un albero magico!
Un giorno, Giuseppe andò a raccogliere le pere e si accorse che qualcuno gliele aveva rubate!
“Se mi portano via le pere, non avrò più nulla da mangiare!” pensò preoccupato. Così decise di fare la guardia all’albero di notte. Si nascose tra i cespugli, ma dopo poco si addormentò e al mattino scoprì che le pere erano sparite di nuovo!
“Questa volta non mi farò fregare!” si disse.
La notte successiva, oltre a stare sveglio, portò con sé un zufolo e si mise a suonare per non addormentarsi. A un certo punto smise di suonare e rimase in silenzio. Poco dopo, dal buio, sbucò una volpe dal pelo rosso: si arrampicò sul pero per rubare ancora le pere!
Giuseppe la colse sul fatto e le puntò contro il suo bastone:
“Fermati! Sei tu che mi rubi le pere?”
La volpe, che si chiamava Giovannuzza, lo guardò con occhi furbi e rispose:
“Non farmi del male! Ti prometto che se mi lasci prendere una cesta di pere, ti renderò ricco e felice!”
“Ma se ti do le mie pere, come farò io a mangiare?” chiese lui.
“Fidati di me! Ti porterò tanta fortuna!” insistette Giovannuzza.
Giuseppe, un po’ esitante, accettò. La volpe prese la cesta piena di pere e la portò direttamente al Re.
“Sacra Corona, il mio padrone, il Conte Pero, vi manda queste pere in dono!” disse con un inchino.
Il Re si meravigliò: “Pere in questa stagione? Che strano! Chi è il tuo padrone?”
“Il Conte Pero! Un uomo ricco e potente!” rispose la volpe furba.
“Più ricco di me?” chiese il Re, stupito.
“Oh, certo! Ha immense ricchezze, palazzi, terre e animali pregiati!” rispose Giovannuzza.
Il Re, impressionato, accettò il dono e ringraziò. Tornata da Giuseppe, la volpe gli disse:
“Presto, dammi un’altra cesta di pere!”
“Ma Giovannuzza! Io ho solo queste pere!” protestò lui.
“Fidati! Sto lavorando per la tua fortuna!” rispose la volpe.
Giuseppe le diede un’altra cesta, e Giovannuzza tornò dal Re, questa volta con una richiesta speciale:
“Sacra Corona, il Conte Pero sarebbe onorato di sposare vostra figlia!”
Il Re spalancò gli occhi. “Davvero vuole mia figlia?”
“Oh sì! Il Conte Pero desidera solo lei!” insistette la volpe.
Il Re accettò, ma volle conoscere il Conte Pero di persona. Così la volpe corse da un sarto e gli chiese un abito elegantissimo per Giuseppe, poi andò da un mercante e prese un magnifico cavallo.
“Vestiti con questi abiti e monta questo cavallo!” disse a Giuseppe.
“Ma io non sono un vero conte!” balbettò lui.
“Sta’ tranquillo! Basta che tu dica ‘Buongiorno’ e ‘Sacra Corona’, il resto lo farò io!” gli sussurrò la volpe.
Così Giuseppe andò dal Re e, grazie alle astuzie di Giovannuzza, fu accolto con tutti gli onori e sposò la principessa!
Ma quando venne il momento di portarla a casa, Giuseppe si preoccupò: “Dove la porterò? Io ho solo una casetta!”
“Lascia fare a me!” disse la volpe, e corse avanti. Arrivò a un grande castello e, con un altro trucco, lo fece diventare la nuova casa di Giuseppe e della principessa. Così, da povero e senza speranza, Giuseppe divenne un ricco signore!
Un giorno, per metterlo alla prova, la volpe si finse morta. La principessa pianse e volle farle un funerale solenne, ma Giuseppe la prese per la coda e disse:
“Bah, era solo una volpe, buttiamola via!”
Appena sentì questo, Giovannuzza saltò in piedi:
“Ah ingrato! Hai dimenticato tutto? Chi ti ha fatto diventare ricco e felice? Non meriti la mia amicizia!”
E, offesa, la volpe corse via nel bosco e non si fece più vedere.
Giuseppe si rese conto di aver sbagliato e capì che bisogna sempre essere riconoscenti con chi ci ha aiutato. E da quel giorno imparò a essere più saggio e generoso.
Morale
La gratitudine è il tesoro più prezioso. Non dimenticare mai chi ti ha aiutato nel momento del bisogno!
Nota: dalla favola originale di Italo Clavino “La volpe Giovannuzza” (Catania)